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Una Razza adatta al pascolo

In alcune condizioni il sistema pascolivo offre una serie di vantaggi zooeconomici. Ecco i dettagli.
Alessio Moretta ( APA Torino ) email: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

In questa seconda parte ( la prima è stata pubblicata sulla rivista del 17/11/99) proseguiamo l'analisi della conversione dell'allevamento della Piemontese dal sistema esclusivamente stallino a quello prevalentemente pascolivo.

Del sistema foraggero prato-pascolivo nel quale, a differenza di quello tradizionale che prevede il solo sfalcio per la somministrazione in mangiatoia dell'erba verde, il prelievo diretto dell'erba da parte dell'animale è prioritario rispetto allo sfalcio, sono stati illustrati i principi generali di allestimento e utilizzazione. L'obiettivo è quello di valorizzare l'offerta di erba mediante il pascolamento e ricorrere allo sfalcio solo nel caso in cui l'offerta di foraggio sia eccessiva e, per motivi legati alle caratteristiche del foraggio, aumentano i refusi. Il sistema, inoltre, deve essere in grado di produrre anche il fieno da reimpiegare nell'alimentazione del bestiame durante la stagione invernale quando, causa le condizioni climatiche che non consentono la crescita dell'erba, è impossibile praticare il pascolamento. Nel fascicolo precedente è stato analizzato in dettaglio il sistema foraggero; la composizione, la modalità di utilizzazione e la gestione della mandria. L'introduzione del pascolamento, oltre a quanto appena detto, influenza anche i tempi di lavoro, l'impiego dei macchinari, il flusso di materiali (sementi, concimi, prodotti di scorta…) e le performance zootecniche.Di seguito sono confrontati i due sistemi per gli aspetti gestionali e quelli zootecnici. In conclusione sono riportate alcune valutazioni tecnico-economiche.

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ASPETTI GESTIONALI

Sono state rilevate le diverse attività necessarie per il funzionamento del nuovo modello gestionale e confron-tate con quelle aziendali del triennio precedente alla conversione quando la gestione era di tipo tradizionale con ricorso al foraggiamento verde. La richiesta aziendale di lavoro è legata alla gestione degli animali. La diversa organizzazione e utilizzazione del sistema foraggero com-porta, inevitabilmente, una variazione dell'impegno di manodopera. In tabella 1 è riportato l'im-pegno di manodopera prima e dopo la conversione. L'impegno di manodopera che richiede l'allevamento si compone di una quota per le attività di stalla e di una per quelle di campagna. Quando il regime gestionale era quello tradizionale stallino, l'attività di stalla era costante per tutto l'anno; durante la stagione favorevole, da aprile a novembre, quando era somministrata l'erba fresca, al lavoro richiesto dalla stalla si sommava quello necessario per il foraggiamento verde. Con l'introduzione del pascolamento, durante la stagione di pascolo, mutano alcune operazioni rispetto a quando, nella stessa stagione, era praticato il foraggiamento verde. Risultano quindi modificati i relativi tempi di lavoro. In questo periodo, al mattino prima di mandare gli animali al pascolo, è indispensabile somministrare del fieno. Per quanto riguarda le operazioni di campagna è necessario dedicare periodicamente del tempo per lo spostamento delle recinzioni che delimitano la porzione di pascolo accessibile agli animali, e allo riempimento del carro botte dell'acqua per l'abbeverata degli animali direttamente al pascolo. Causa la frammentazione fondiaria questa soluzione è stata preferita rispetto all'impianto fisso con tazzette a galleggiante. Complessivamente, come emerge dai dati riportati in tabella 1, l'impegno generale di manodopera, passando dalle 1749 ore del sistema stallino alle 920 ore di quello prevalentemente pascolivo, si riduce del 47%. Analizzando singolarmente le voci parziali che concorrono a determinare il computo finale si osserva come la manodopera per le attività di stalla sia quella che subisce una significativa contrazione, con una riduzione del 55%. Le operazioni di campagna, per contro, aumentano con l'adozione del pascolamento, del 45%. Si tratta comunque di operazioni leggere che non richiedono elevate disponibilità energetiche e, complessiva-mente incidono per meno di un quinto sul totale generale. In ultima analisi con la pratica del pascolamento è stato dimezzato l'impegno di manodopera, con particolare riferimento alle operazione di stalla, il cui espletamento richiede un elevato costo energetico, per la potenza dei mezzi meccanici richiesti e, inoltre, risultano essere anche le più gravose in termini di qualità di lavoro.

Tabella 1. Manodopera
Sistema stallino
Sistema pascolivo
Stagione
Stalla
Campagna
Stalla
Campagna
Invernale(ore / die)
4.5
0
4.8
0
Estiva (ore/die)
4.5
0.5
0.8
0.72
Totale per attività (ore/anno)
1627
122
742
178
Totale generale (ore /anno)
1749
920
Totale per capo (ore/anno)
87
46

A supporto di quanto detto è riportato, in tabella 2, l'impiego dei macchinari, con i relativi tempi, registrati durante lo svolgimento della ricerca. L'impegno annuale di macchinari nel regime tradizionale era di 468 ore annue, con un impegno per unità di superficie di 51 ore. Il nuovo sistema gestionale ha richiesto, complessivamente, un impegno di macchinari paria 309 ore, equivalente a 34 ore per ettaro all'anno. La riduzione dell'impiego di macchinari è risultata del 34%. Per il minore impiego dei macchinari sono anche diminuiti i consumi di carburante e lubrificanti. Il risparmio, del 50%, è risultatato superiore rispetto a quello rilevato dell'impiego dei macchinari. Infatti, per quanto accennato precedentemente e deducibile dai dati di tabella 2, è stata rilevata una netta diminuzione dei tempi necessari per svolgere quelle operazioni che richiedono macchinari di media-alta potenza, oltre alla eliminazione dal riparto della superficie dei seminativi, la cui coltivazione richiede lavorazioni ad alto valore energetico. Infatti, riducendosi il tempo di permanenza degli animali in stalla le operazioni per la pulizia della stalla e l'alimentazione verde si riducono e annullano rispettivamente.

Tabella 2. Impiego di macchinari e tempi di lavoro.
Operazione
Sistema stallino (ore/ anno)
Sistema pascolivo (ore/ anno)
Pulizia stalla
144
62
Movimento alimenti
Fieno
15
18
Erba verde
120
Fienagione
Taglio
29
17
Essiccazione e raccolta
140
81
Fertilizzazione
Organica
18
12
Minerale
3
3
Pulizia pascoli
22
Trasemina
4
Distribuzione acqua
88
Totale generale (ore/anno)
468
309
Totale (ore/ha/anno)
51
34

ASPETTI ZOOTECNICI

I due diversi sistemi gestionali sono stai confrontati anche per le diverse performance zootecniche. L'indirizzo produttivo aziendale, come negli anni precedenti alla conversione, è sempre stato mirato alla produzione del vitello svezzato, il mangiarin, venduto a 5-6 mesi di età quando ha raggiunto un peso di 220-240 Kg. In questo contesto, come in tutte le altre realtà specializzate all'allevamento di bovini da carne, l'obiettivo è quello di ottenere una precoce entrata in produzione delle manze e ottimizzare l'interparto in modo tale che ciascuna fattrice, durante la sua carriera riproduttiva, produca il maggior numero possibile di vitelli. La precoce entrata in produzione della manza è correlata alla capacità di accrescimento del soggetto. La capacità di accrescimento, a sua volta, risulta influenzata dal livello gestionale-alimentare nel quale viene a completarsi questa delicata fase dell'allevamento, con ripercussioni anche sulla futura carriera da fattrice.

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A livello aziendale è sempre stata posta molta attenzione all'allevamento del giovane bestiame. Le manze sono sempre state allevate separatamente dalle vacche al fine di contenere gli effetti gerarchici che vengono a crearsi nella mandria con la dominanza di alcuni soggetti nei confronti di altri i quali, conseguentemente, non riescono ad estrinsecare il loro potenziale genetico. In tabella 3 sono riportati i valori dei principali parametri indicatori dell'efficienza produttiva e riproduttiva aziendale per le due diverse tipologie gestionali. Dal confronto tra i valori registrati durante la prova sperimentale e quelli aziendali nel triennio precedente all'introduzione del pascolamento, emerge un miglioramento sia dell'età al primo parto, sia dell'interparto. Durante la stagione di pascolo e quella di allevamento stallino invernale, gli animali sono stati pesati per valutarne l'accrescimento. Gli elevati accrescimenti, di quasi 800 grammi/capo/giorno, fatti registrare dagli animali durante la stagione di pascolo hanno permesso di anticipare ulteriormente l'età di prima inseminazione (14,7 mesi) rispetto a quanto era già praticato abitualmente in azienda (17,2 mesi). L'anticipo dell'età di prima inseminazione e, di conseguenza quella al parto, non ha compromesso la facilità di parto. Anche l'interparto, in seguito all'introduzione del pascolamento, è migliorato passando da 400 giorni a 378 giorni, con una riduzione di 22 giorni. Il periodo tra parto e concepimento è rimasto analogo a quello registrato quando la gestione era esclusivamente stallina; il miglioramento dell'interparto è da imputare al minor numero di fecondazioni necessarie per ingravidare la bovina. Oggetto di indagine sono state anche le spese veterinarie. Rispetto alle spese sostenute nel triennio precedente alla conversione, considerando un arco di tempo di pari durata, con il regime pascolivo è stata rilevata una significativa contrazione della somma spesa, di oltre il 20%.

Tabella 3. Parametri produttivi e riproduttivi.
Sistema stallino
Sistema pascolivo
IGM manze ( g/ capo/ die)
-
-
Aprile-novembre
-
788 (+-114)
Dicembre-marzo
-
516 (+-108)
Età I inseminazione (mesi)
17,2 (+- 0,45)
14,7(+-0,35)
Interparto (giorni)
400 (+-38)
378 (+-12)
Parto-I inseminazione (giorni)
57(+-3,5)
57(+-3,2)
Inseminazioni per gravidanza (n)
1,8(+-0,12)
1,6(+-0,32)
(tra parentesi indicata la deviazione standard)

CONCLUSIONI

Dalla ricerca, condotta in un'azienda rappresentativa per dimensione e numero di capi allevati della maggior parte delle realtà dedite all'allevamento della vacca Piemontese, sono emerse delle indicazioni positive verso l'adozione di sistemi foraggeri alternativi a quello tradizionale prativo che prevede l'allevamento esclusivamente stallino delle nutrici. A favore di questo modello sono stati registrati il miglioramento degli indicatori di efficienza riproduttiva- età al primo parto e interparto-sostenuti anche da una riduzione delle principali voci economiche passive del bilancio di un'impresa zootecnica quali la manodopera, l'impiego dei macchinari e il fabbisogno di prodotti di consumo. Oltre all'aspetto quantitativo è da valutare anche il concreto miglioramento delle condizioni in cui viene ad operare l'imprenditore zootecnico perché si riduce il carico di lavoro, con particolare riferimento alle operazioni di stalla. L'adozione di una tecnica di pascolamento intensivo, qual è quella di tipo turnato adottata nella ricerca condotta, ha permesso di elevare il carico mantenuto per unità di superficie. La produzione foraggera aziendale annuale è risultata sufficiente a coprire le esigenze della mandria sia durante la stagione di pascolo che quella invernale, quando gli animali sono stabulati. Infatti, anche se è diminuita la produzione complessiva di fieno rispetto a quella prodotta quando la gestione era esclusivamente prativa, è risultata comunque sufficiente per soddisfare i fabbisogni alimentari degli animali durante il periodo nel quale è impossibile praticare il pascolamento. La ricerca ha messo in luce interessanti risultati per i principali aspetti gestionali e zootecnici dell'allevamento della vacca e del vitello Piemontese. Un sistema come quello descritto può essere una valida alternativa al sistema tradizionale stallino, oltre che per l'ambiente di pianura dove le condizioni fondiarie lo permetto, soprattutto in quegli ambienti nei quali le condizioni non sono favorevoli per attuare delle colture redditizie.

La prova sperimentale è stata condotta in collaborazione con il dipartimento di Agroselviter dell'Università di Torino. Si ringraziano il sig. Angelo Terli, proprietario dell'azienda, e la sua famiglia per la disponibilità e la professionalità dimostrata.